Cantando gli eventi del suolo natìo
Vanno avanti gli anni e il nostro artista torna indietro a recuperare quelli passati.
Salito sulla macchina del tempo e imbracciati i libri di storia, come un cantastorie d’altri tempi, ci narra delle vicende fondamentali che portarono alla nascita e allo sviluppo urbano del suo caro paese natale, Belmonte Mezzagno.
Le origini di questo sono legate alle vicende urbanistiche che videro sorgere in Sicilia più di 150 comuni nel giro di soli due secoli.
Tra il Cinquecento e il Settecento, infatti, per accrescere il loro potere, i baroni di diversi feudi, richiedono, alla corona spagnola, l’autorizzazione di popolare i loro possedimenti, di cui ne diventano i Principi. Così avvenne anche nel feudo Belmonte.
Già abitato in età feudale dalla famiglia Afflitto, acquisisce la possibilità di trasformarsi in città nel 1638, quando il principe Marchisio Afflitto, chiede a Filippo IV, re di Spagna, la “licentia populandi”. Tale tentativo, però, fallì.
Ma nonostante ciò, Giuseppe Emanuele Ventimiglia, figlio di Ninfa Afflitto (ultima della famiglia) e di Francesco Ventimiglia, non si perse d’animo e il 18 aprile del 1752, chiese ed ottenne nuovamente, dal re Carlo III di Borbone, la “licentia populandi” e si impegnò in prima persona a ricercare anime che popolassero il paese. Arrivarono in tanti e a molti di questi Giuseppe Emanuele, come l’artista narra nell’opera “La consegna dei feudi”, concesse buona parte delle terre affinché fossero abitate, chiedendo, però, in cambio un “dono”, mezzo agnello. Da qui l’origine del nome Mezzagno.
È con questa serie di dipinti, che con il tempo arricchirà, che l’artista, orgoglioso delle sue origini, festeggia il 264° anniversario della nascita del suo caro paese natio, lasciando ai posteri un’encomiabile interpretazione della storia, che, insieme al patrimonio materiale e immateriale presente, spera diventerà veicolo di imperitura memoria.
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Complimenti.
Il tempo passa i ricordi rimangono. Una bellissima storia raffigurata con inverosimile interpretazione.
Grazie Gioacchino! Con queste opere ho voluto contribuire anch’io affinché i ricordi, ormai lontani, raggiungano anche le nuove generazioni veicolati dalle emozioni.